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Casa ed efficienza energetica: perché è un problema (anche) di soldi.

Secondo il recente Energy Efficiency Report del Politecnico di Milano gli italiani sono molto sensibili nei confronti della resa energetica delle proprie abitazioni anche in chiave sostenibile. Spesso, però, non hanno la possibilità di investire in soluzioni tecnologiche anche se hanno intenzione di farlo in un prossimo futuro. Lo studio del Politecnico di Milano

Grande sensibilità ma scarsi mezzi per renderla concreta. Sembra questa la fotografia offerta dall’ultima edizione dell’Energy Efficiency Report di Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, dal quale emerge che la maggior parte delle famiglie italiane considera importante il tema della decarbonizzazione dei consumi energetici della propria abitazione ma nella pratica la percentuale di quelle che sono state in grado di implementare interventi, è bassa.

Lo studio restituisce uno scenario fatto quindi di luci e ombre in cui spicca un dato: negli ultimi 5 anni il 38% del campione oggetto della survey (2.500 cittadini intervistati) ha effettuato investimenti in soluzioni di efficienza energetica (caldaie a condensazione, pompe di calore, illuminazione LED) o in tecnologie per la produzione da fonti rinnovabili (fotovoltaico, sistemi di accumulo) investendo un valore medio prossimo ai 10.000 euro. E chi vorrebbe investire nei prossimi cinque anni è pari al 59%.

Energy Efficency Report 2023 di E&S Group/PoliMI
LE BARRIERE CHE FRENANO GLI INVESTIMENTI

La responsabilità maggiore di questa discrepanza è da ricercare in primo luogo nelle barriere che ostacolano oggi gli investimenti.

In cima alla classifica compaiono le lungaggini burocratiche con cui ci si scontra, per esempio, quando si vuole avviare la riqualificazione di interi edifici: in una scala di rilevanza da 1 a 5, infatti, collezionano 4 punti.

A seguire, però, ecco emergere con una grande forza l’aspetto economico: gli elevati costi incidono per 3,9 punti, gli incentivi non sufficienti per 3,8 e la difficoltà di accesso al capitale per 3,7 punti.

Una situazione che si riflette sulla velocità con la quale l’intero Paese, pur vantando un buon livello globale di efficientamento energetico, sta percorrendo la strada del miglioramento delle performance delle emissioni prodotte dai propri edifici: l’Italia, infatti, risulta tre volte più lenta rispetto al resto d’Europa.

Energy Efficency Report 2023 di E&S Group/PoliMI
UN 2023 POSITIVO PER L'AUTOMAZIONE

Quest’anno si dovrebbe confermare una crescita sostenuta degli investimenti in quelle che in gergo si chiamano soluzioni digitali o di “building automation” (integrazione della tecnologia per rendere gli impianti più efficienti grazie al controllo dal remoto), in genere meno costose di quelle hardware (caldaie a condensazione, fotovoltaico, sistemi per la climatizzazione, pompe di calore, illuminazione efficiente, solare termico).

Le prime segneranno un +23% rispetto al 2022 ma anche le seconde cresceranno a due cifre ma in modo meno sostenuto (+14%).

IL FUTURO BRILLA COME IL SOLE

In sostanza cosa hanno acquistato gli italiani negli ultimi cinque anni per ridurre l’impronta di carbonio della loro abitazione?

In particolare, sistemi di illuminazione efficiente e caldaie a condensazione, che sono stati scelti rispettivamente dal 54% e dal 40% di coloro che hanno effettuato un investimento in efficienza energetica.

Il futuro, però, parlerà una lingua diversa: nei prossimi 5 anni, infatti, si attende una costante diminuzione nell’acquisto di questi due sistemi, rispettivamente del 18% e del 17% e contemporaneamente emergerà la preponderanza della tecnologia che sfrutta i raggi solari per produrre energia. Al primo posto, infatti, ci sarà il fotovoltaico, che sarà scelto dal 40% del campione. Boom anche per gli elettrodomestici intelligenti (saranno scelti dal 38%). A colpire, l’exploit delle tecnologie connesse ai pannelli solari come i sistemi di accumulo dell’energia e il solare termico che saranno scelti rispettivamente dal 22 e dal 20% del campione. Oggi queste due soluzioni sono state acquistate dal 6% del campione.