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Moto elettriche: cosa serve perché il mercato cresca davvero

Le due ruote a batteria potrebbero diventare una valida risposta alla domanda di mobilità sostenibile. Ma servono politiche chiare da parte delle amministrazioni (europee, centrali e locali) e un profondo cambio culturale da parte degli utenti. Il punto di vista di Josef Morat, manager di Zero Motorcycles BV

Un mercato con evidenti segni di crescita ma che, alla prova dei fatti, ha un potenziale inespresso importante. Secondo Josef Morat, Regional Manager Southern Europe, Middle East and Africa di Zero Motorcycles BV, azienda californiana definita spesso la “Tesla delle due ruote”, le motociclette elettriche rappresentano il futuro della mobilità, anche in Italia, ma è necessario superare non pochi ostacoli di carattere culturale e burocratico-politico.

Le immatricolazioni ad agosto sono tornate a crescere dopo due mesi di flessione. Un buon auspicio per la fine dell’anno?

Nel complesso se si guarda al 2023 emerge una situazione di stallo, difficile da comprendere considerando la costante crescita a doppia cifra degli anni precedenti e il fatto che siamo ben lungi dalla saturazione. Personalmente credo che alcune dichiarazioni politiche che contestano la decisione della comunità Europea di bloccare la produzione di motori termici e il via libera dato alla realizzazione di veicoli tradizionali con carburanti sostenibili, i cosiddetti E-Fuel (attualmente disponibili a oltre 6 euro al litro), abbiamo l’effetto di generare incertezza nella clientela.

Ma che peso ha il mercato italiano per Zero Motorcycles?

Oggi l’Italia pesa per un 30%, ma si tratta di una percentuale che è spesso cambiata negli anni passando dal 25 a punte del 35%. La Spagna pesa di più, per il 50%. Il potenziale di crescita è quindi grande e spiega il motivo per cui non possiamo dirci del tutto soddisfatti, soprattutto se si considera che l’Italia è il primo mercato europeo delle due ruote. Il Paese deve fare i conti con enormi problematiche di traffico e di emissioni e le moto elettriche rappresenterebbero una soluzione anche in considerazione della necessità, molto sentita nei centri urbani italiani, di risparmiare spazio.

Quali sono le principali barriere che frenano la diffusione di questi veicoli nel nostro Paese?

Parigi, Londra, Barcellona, hanno già deciso che in futuro i veicoli termici non potranno circolare dentro la città. In Spagna i centri urbani con oltre 50.000 abitanti hanno l’obbligo di creare zone a basse emissioni. Questo è il tipo di approccio volto alla tutela della salute pubblica che ancora stenta a essere adottato anche in Italia. Manca chiarezza. Poi c’è un problema pratico: la crescita del costo del denaro ha complicato ulteriormente l’accesso al credito e considerato che un veicolo elettrico ha un prezzo più alto rispetto ad uno equivalente termico, la vendita ne risente.

Quindi non siete soddisfatti della politica di incentivi?

Al contrario: l’Italia è il Paese europeo che garantisce gli incentivi più alti di tutti, pur con una modalità difficile da gestire. Nonostante ciò, il mercato non sta dando le risposte sperate per l’incertezza di cui parlavo prima. Di certo segnalo che l’Italia è anche il mercato che sfrutta meno i fondi messi a disposizione dall’Europa per rendere green le flotte delle pubbliche amministrazioni. Questa è una criticità. In Spagna, per esempio, si contano oltre 500 moto pattuglia elettriche in servizio, per la maggior parte pagate con incentivi della comunità Europea che spinge nella direzione del rinnovamento tecnologico in chiave sostenibile anche dei veicoli delle forze dell’ordine. In Italia il problema è burocratico: gli amministratori spesso non sono neanche a conoscenza di questa grande opportunità, tranne qualche rara eccezione. Eppure, un veicolo elettrico in dotazione alle forze di polizia può garantire performance migliori di un equivalente termico sia in termini di prestazioni, sia di costi di gestione.

C’è poi una barriera di tipo culturale…

Certamente. Pensiamo all’autonomia, un fattore determinante per chi decidesse di approcciarsi all’elettrico e uno dei principali freni all’acquisto. Ma guardiamo i dati: le nostre motociclette, a una velocità media di circa 90 km/h, possono percorrere in extraurbano 180-210 km. Nel ciclo urbano, quindi a velocità più basse, oltre 350 km. Si tratta di percorrenze sufficienti nel 90 per cento delle situazioni di uso. E non solo. Oggi l’uso davvero complicato delle moto elettriche è quello in pista poiché le alte velocita sono energivore e drenano la batteria rapidamente, anche se con la giusta organizzazione, si può fare una giornata intera in circuito grazie alle ricariche rapide.

E il solito, annoso problema dell’autonomia delle batterie?

Si stanno facendo enormi passi in avanti sul fronte sia dell’autonomia sia della realizzazione delle infrastrutture di ricarica: anche nel Sud del Paese la situazione sta migliorando. Certo, c’è un problema di sensibilità: i cittadini non si sono ancora resi conto della necessità di preoccuparsi anche al tema dell’efficienza energetica e del risparmio delle risorse, obiettivi ottenibili soltanto grazie al progresso tecnologico: un motore elettrico raggiunge livelli del 97-98% di efficienza, uno termico al massimo del 30% con uno spreco di energia che oggi il Pianeta non può proprio permettersi.

È vero ma molti bikers non vedono di buon occhio la moto elettrica perché considerata poco “emozionale” …

Anche in questo caso posso rispondere snocciolando i dati: si pensi che una due ruote elettrica passa da 0 a 100 km/h in poco più di 3 secondi (poco più di due se si escludono i controlli elettronici). Inoltre, non essendo disturbati dalla frizione, dalle vibrazioni, dal calore, è possibile concentrarsi sulla strada e godere anche di quello che ci circonda. Grandi piloti come Loris Reggiani (che ora costruisce moto elettriche) con cui mi sono confrontato, hanno spesso evidenziato il vantaggio di queste moto proprio in termini di puro piacere di guida. Ovviamente il suono di una Ducati o di una Harley Davidson ha un valore per gli appassionati, ma viaggiare nella natura nel silenzio di un sibilo, dà la sensazione di essere a bordo di un “glider” di Guerre Stellari. Si tratta di un’esperienza davvero unica, da provare.

Infatti, grandi marchi sportivi si stanno cimentando nella produzione di moto elettriche sportive…

Sicuramente arriveranno, anche prima di quanto i loro clienti abituali credano o si aspettino. Harley Davidson produce dal 2020 la Livewire, Kawasaki ha già presentato un suo modello, Triumph ha un prototipo praticamente di serie, Honda ha dichiarato il lancio di modelli di cosiddetta “bassa cilindrata” nel 2025. Ducati è fornitore unico del Campionato mondiale di due ruote elettriche. Noi abbiamo iniziato nel 2006 e riteniamo di godere di un vantaggio competitivo, un po’ come Tesla nelle vetture.

Che importanza ha il credito al consumo in un mercato che sta muovendo i primi passi?

Molta importanza. Il credito al consumo permette alle persone di acquistare tecnologia, prodotti, soluzioni che, considerati gli attuali livelli salariali, potrebbero non essere accessibili. Senza, il mercato oggi sarebbe morto e sepolto. Si pensi che negli Anni ‘70 per diventare proprietari di una vettura bastavano due salari mensili di un dipendente medio, oggi per la stessa vettura ne sono necessari 12, il che ovviamente renderebbe l’acquisto di un mezzo di locomozione un lusso per pochi. In questo senso la nostra partner con Agos è strategica.